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Alle pendici del Mottarone, di fronte al Montorfano si trova il Monte Camoscio, in quello che veniva chiamato “l’angolo della voltata”, ovvero il tratto della strada del Sempione che da Baveno arriva a Feriolo.
La storia di questo luogo è strettamente legata alle cave di granito. Si dice che fu San Carlo Borromeo, nel 1500, a scoprire il granito rosa di Baveno. Nel 1800 questo angolo di montagna ha visto avvicendarsi numerose dinastie di cavatori di granito, che hanno dato il via all’epoca d’oro dei “picasass”.
L’itinerario ha inizio proprio lungo il sentiero dei picasass, ovvero, la strada percorsa dai cavatori per raggiungere le aree di coltivazione del granito rosa. Proprio nello spazio di una cava dismessa si incontra la stanza di un museo a cielo aperto, dove sono in mostra i blocchi di granito e le varie lavorazioni, oltre a pannelli esplicativi e fotografie d’epoca. Questo spazio fa capo al GRANUM, il museo del granito visitabile nello storico Palazzo Pretorio a Baveno.
Per raggiungere la cima del Monte Camoscio è possibile seguire il sentiero che si inerpica nei boschi oppure, per gli amanti dell’arrampicata, la ferrata dei picasass, realizzata e manutenuta dal Cai di Baveno.
In cima al Monte, dove si trova una croce, la vista spazia dal Golfo Borromeo, alla foce del Toce, al Montorfano fino alle alte vette della Val Grande. Poco sotto alla vetta è stata realizzata la baita “papà Amilcare” del gruppo Alpini di Baveno.