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* le tracce GPX sono sviluppate a livello amatoriale e non sono testate.
L’itinerario attraversa Crevola e alcune delle sue storiche frazioni lungo antiche mulattiere costeggiando il fiume Toce. Crevoladossola, per la sua posizione alle porte della Valle Antigorio e della Val Divedro, è da sempre un importante crocevia verso la Svizzera. Le sue terre portano i segni di storie antiche che possiamo vedere oggi stratificate in un paesaggio fatto di pietra, boschi e prati.
Il percorso ha inizio dal centro di Crevola e scende verso la Toce raggiungendo il punto in cui la diga di Tana, negli anni ’40, sbarrando il corso del fiume, ha dato vita al lago Tana e alla sua area naturalistica. In questo pianoro si incontra la Centrale Idroelettrica di Crevoladossola mirabilmente progettata dall'arch. Piero Portaluppi che, nel rappresentare la grandiosità delle Imprese Ettore Conti e del fiorente impianto tecnologico per la produzione di corrente elettrica, ha realizzato un'architettura eclettica dove sperimenta insolite decorazioni in pietra e dalla quale si erge una sorta di pagoda cinese.
L’escursione ricalca in parte il tracciato della Via Francisca, la via che per cinque secoli fu il collegamento della pianura lombarda con la Svizzera e la Francia (da cui il nome). Dal 2002, parte di questo tracciato è tra i 12 itinerari di interesse nazionale della Svizzera e, col nome di Sbrinz Route, viene oggi ripercorsa ogni anno da un folto gruppo di someggiatori, con un cammino di 7 tappe da Lucerna a Domodossola. Lungo questa antica mulattiera è possibile vedere ancora un tratto di muro sapientemente realizzato a “spienapesce” o a “serrata”: una particolare disposizione delle pietre che, senza l’uso di malta, assicura grande stabilità al muro a secco.
L’itinerario raggiunge poi il borgo di Canova che a partire dagli anni 2000 è stato interamente recuperato nel pieno rispetto della storia. Queste architetture rurali in pietra sono oggi valorizzate grazie all’Associazione Canova.
Il tracciato dell’escursione raggiunge Oira per poi immergersi nei boschi, seguendo un'antica mulattiera un tempo a servizio di un fitto sistema di terrazzamenti per la coltivazione della vite. Sono ancora ben visibili i numerosi muri a secco, alcuni dei quali realizzati con blocchi di grandi dimensioni, che, dal 2018, sono patrimonio dell'umanità UNESCO.