dell'itinerario che vuoi percorrere.
Prima di partire controlla sempre il meteo!
* le tracce GPX sono sviluppate a livello amatoriale e non sono testate.
Ogni escursione in Val Grande offre profonde riflessioni sul passato di questi luoghi, passato del quale oggi restano piccole tracce immerse in una straordinaria natura. Questo itinerario, in modo particolare, mostra la grande importanza che aveva la Val Grande per la sussistenza di molte famiglie e racconta le drammatiche vicende che ne decretarono l’abbandono.
L’itinerario panoramico ha inizio da Ruspesso e raggiunge la cima del Monte Faiè seguendo il sentiero natura “l’uomo-albero” e passando la Colma di Vercio per scendere poi verso Corte Buè. Lungo il percorso si incontrano i resti di teleferiche usate, in modo massivo all’inizio del’900, per il trasporto a valle del legname, testimonianza di come la Val Grande sia stata largamente sfruttata e vissuta dall’uomo.
Corte Buè è, per dimensione, tra i maggiori insediamenti che si trovano in Val Grande e racconta di quanto fosse importante l’economia silvo-pastorale. Si tratta di una corte maggengale, ossia un alpeggio di mezza montagna dove le famiglie si trasferivano dalla primavera all’autunno, è organizzato in 3 nuclei di case e qui inalpavano circa 20 famiglie di Rovegro, 100 persone circa, con circa 50 bovini. Proprio dai pascoli di Corte Buè si apre il panorama verso il cuore della Val Grande e l’area wilderness: la Riserva Naturale Integrale istituita nel 1971.
Questi luoghi di fatica divennero, nell’estate del 1944, lo scenario dei drammatici rastrellamenti ad opera dei fascisti che al loro passaggio distrussero decine di alpeggi, decretando così il totale abbandono della Val Grande.
La storia della Val Grande si intreccia con la storia e con le vite di molti uomini e donne partigiani, ricordiamo in particolare Cleonice Tomassetti, 32 anni, giunta a Corte Buè l’11 giugno 1944 per unirsi alle truppe partigiane ed al grande ideale di libertà dopo una vita tormentata, segnata da lutti e abusi. Il 12 giugno 1944, il giorno successivo al suo arrivo, venne catturata con altri partigiani durante il grande rastrellamento della Val Grande. Il 20 giugno 1944, dopo alcuni giorni di prigionia e torture, i 46 partigiani vennero fatti sfilare a Intra dai tedeschi con un cartello recante la scritta «sono questi i liberatori d’Italia oppure sono i banditi?». Nel pomeriggio i 43 partigiani vennero fucilati a Fondotoce, Cleonice era una di loro e prima di morire disse “viva l’Italia, viva la libertà per tutti”. Durante l’eccidio di Fondotoce morirono 42 partigiani e in quel luogo sorge oggi la Casa della Resistenza. Un solo partigiano incredibilmente si salvò: Carlo Suzzi, 18 anni, che da quel giorno, tornando nella formazione Valdossola, si fece chiamare Quarantatrè.